venerdì 25 aprile 2008

Sanità, in Calabria irregolari 36 ospedali su 39

Catanzaro, 23 apr. - (Adnkronos) - La relazione della commissione d'inchiesta sulla sanita' nominata dal ministro Livia Turco restituisce dati preoccupanti sulla realta' calabrese. Trentasei ospedali su trentanove presentano irregolarita' su diversi fronti, come pubblicato oggi dal 'Sole 24 Ore' e da 'Calabria Ora'. ''E una relazione amara che puo' non piacere ma e' una fotografia realistica del sistema sanita' in Calabria'' ha commentato il presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero, che si dice tutt'altro che sorpreso dei risultati. I dati sono stati raccolti dalla commissione presieduta dal prefetto Achille Serra prima e da Silvana Riccio poi, dopo la candidatura di quest'ultimo nella lista del Pd alle elezioni politiche.

''I calabresi e' giusto che sappiano - ha agginto il presidente - non solo e non tanto per l'attribuzione di eventuali responsabilita' politiche, ma perche' il processo di miglioramento avviato non sara' indolore. Avere secretato il documento, d'altronde, non poteva certo secretare un realta' sotto gli occhi di tutti''. Loiero spiega quindi la sua ultima scelta all'assessorato regionale alla Sanita': ''Avere affidato a un tecnico di valore come Vincenzo Spaziante, la cui gestione e' stata apprezzata dalla stessa commissione dire che non ci sfugge la gravita' della situazione. La scelta di Spaziante, che proviene dalla Ragioneria dello Stato, e' scaturita dalla volonta' di riportare al controllo molecolare della Regione i bilanci delle Aziende sanitarie che apparivano fuori controllo, con disavanzi insopportabili''.

''Alcune questioni - ha concluso Loiero - come quelle della costruzione di quattro nuovi ospedali, Spaziante le sta affrontando con grande decisione nella sua qualita' di commissario per l'emergenza. Altre le stiamo affrontando con impegno in Giunta e sono certo che il Consiglio regionale fara' la sua parte. La relazione della commissione, in questo contesto, rientrera' nel programma di azione che stiamo portando avanti''.

Fonte:Adnkronos

venerdì 11 aprile 2008

4000 medici Calabresi avviano class action

“Sono circa 4.000 in Calabria i medici che si sono specializzati negli anni dal 1982 al 1991 e non hanno avuto i circa 40.000 euro ciascuno che la legge europea attribuiva loro come diritto assoluto e che ora si avviano, come una vera e propria class action che stabilisce il guinness della piu’ grande vertenza collettiva mai avviata in Italia, a sbancare le casse dello Stato in Tribunale”. LO comunica il Codacons regionale. “La Direttiva Comunitaria del 1982 (82/76 CEE) aveva stabilito, come e’ noto, - spiega una nota - in favore dei medici il diritto di ricevere una “adeguata remunerazione” per il periodo di specializzazione svolto, periodo in cui i medici hanno lavorato praticamente gratis nelle corsie degli ospedali universitari. Tale Direttiva, recepita in Italia solo nel 1991 (con il D.Lgs. 8 agosto 1991, n.257) limitatamente agli specializzati iscritti ai corsi a partire dall’anno accademico 91/92, ha previsto l’importo di £21.500.000 per ogni anno di specializzazione, senza nulla riconoscere ai medici immatricolatisi alla specializzazione negli anni accademici che vanno dall’82/83 al 90/91. La Corte di Giustizia Europea, con sentenza del 25/02/1999, e con successiva sentenza del 31/10/2000, ha affermato il diritto alla remunerazione anche in favore dei medici che hanno svolto il corso di specializzazione dopo il 1982, termine ultimo fissato dalla citata Direttiva comunitaria, per conformarsi ad essa da parte di ciascun Stato. Sulla scorta di tali sentenze della Corte di Giustizia, anche i nostri giudici, con sentenze anche della suprema Corte di Cassazione, hanno riconosciuto il diritto dei medici italiani che hanno frequentato le scuole di specializzazione tra gli anni 82/83 e 90/91, ad ottenere dallo Stato italiano il pagamento ad “una adeguata remunerazione” (Cfr Sent. Cass., III Civile, 7630/2003; Cass., Sez. III, n. 3283/08; Tribunale Civile di Roma, Sez. II, n. 24828/2006; CDS sez.sesta, 4954/04 e altre). Sicche’ gia’ un migliaio di medici gia’ hanno avuto ragione e hanno percepito i soldi sottratti con gli interessi. Ora anche in Calabria il CODACONS scende in campo e avvia la piu’ grande azione giudiziaria collettiva per circa 4.000 medici della regione rimasti senza compenso al fine di far avere loro quanto spettante. Per aderire basta inviare una mail all’indirizzo medici.specializzati@codacons.it e ricevere tutte le istruzioni su come procedere per far valere i propri diritti. Per parlare con un avvocato del CODACONS e avere maggiori informazioni si puo’ chiamare il numero 199.36.36.06 dalle 15.00 alle 18.00 dal lunedi’ al venerdi’. All’azione hanno gia’ aderito quasi 100 medici operanti in Calabria. Unica condizione per avviare la causa - conclude la nota - e’ quella di iscriversi alla associazione per il biennio 2008-09″. (AGI)

mercoledì 2 aprile 2008

Sicurezza sulle strade:l'Italia al penultimo posto in Europa

Gli italiani al volante sono nuovamente indisciplinati. A cinque anni dall’introduzione della patente a punti, infatti, cala il numero degli automobilisti che usano le cinture: la media nazionale è passata dall’83,5 per cento di metà 2003 al 64,6 per cento del 2007, con una perdita di 7 punti percentuali rispetto al 2006. E questo è solo uno dei dati più eclatanti contenuti nell’edizione 2007 del progetto Ulisse, promosso dal Ministero dei Trasporti e coordinato dall’Istituto superiore di Sanità, che dal 2000 si occupa di rilevare quanto i guidatori italiani di mezzi a quattro e a due ruote usino i dispositivi di sicurezza passiva, come casco e cinture di sicurezza. Introdotto in seguito alla raccomandazione della Commissione europea 2004/345/CE del 6 aprile 2004 relativa all’applicazione della normativa in materia di sicurezza stradale, il sistema Ulisse rileva anche l’utilizzo del telefono cellulare durante la guida, le modalità di trasporto dei bambini o l’obbligo di accendere i fari di giorno sulle strade extraurbane. A svolgere il lavoro sul campo centinaia di persone che si prestano su base volontaria e gratuita, reclutate fra il personale di Asl, Istituto superiore di Sanità e uffici territoriali della Motorizzazione, coadiuvate da associazioni di volontariato. Che hanno fotografato la realtà di un Paese disposto ad acquisire comportamenti virtuosi, ma pronto a perdere in fretta la buone abitudini. Come nell’utilizzo della cintura di sicurezza, il cui picco è stato proprio nel 2003, al momento dell’introduzione della nuova normativa sulla patente. Mentre dall’anno scorso l’Italia si trova al penultimo posto in Europa nella classifica continentale dei guidatori con la cintura regolarmente allacciata. Non solo. Consultando i valori per di guidatori con cinture allacciate per singola regione, si nota come a Liguria e Veneto, in testa con una percentuale di utilizzo rispettivamente del 91,3 per cento e 89,1 per cento, si affiancano regioni decisamente indisciplinate, in particolare Molise, maglia nera con il 35,8%, seguito dalla Sicilia col 37,4 per cento e dalla Calabria col 39. Questione meridionale che si ripropone anche nell’uso del casco, con differenze ancora più marcate: valori compresi fra il 97 e il 100 per cento, a fronte di alcune province del Sud dove la percentuale dei motociclisti che lo indossano scende notevolmente – nonostante le virtuose eccezioni di Matera col 97,3 per cento e di Cagliari col 95,0 per cento – per arrivare a valori prossimi allo 0 per cento, soprattutto in città di piccole dimensioni. Sulla percezione del rischio, se alcuni non indossano la cintura per timore di rimanere intrappolati nella vettura in caso di incidente, il rischio emergente più grave e meno percepito dagli italiani riguarda l’uso del cellulare. Secondo i risultati – ancora in fase sperimentale – delle rilevazioni svolte nel 2007 a Milano, Norcia, Gubbio, Cagliari, Roma e Bologna, dai due ai quattro italiani su 100 guidano conversando al cellulare, senza vivavoce ne auricolare.
Antonio Vanuzzo