mercoledì 9 gennaio 2008

Mancano gli infermieri:a caccia nell'Est Europeo

A.A.A. Infermieri cercansi. Disperatamente. Secondo i dati raccolti dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in Italia ce ne sono appena 5,4 ogni mille abitanti: la metà (o quasi) di quelli attivi in Inghilterra e Germania, rispettivamente, 9,1 e 9,7 per mille; e, addirittura, un terzo rispetto a quelli presenti in Irlanda. A lanciare l’allarme è stata, a più riprese, anche l’Ipasvi, la federazione nazionale a cui fanno capo i 342mila infermieri che operano nelle strutture pubbliche e private nazionali. «Per colmare le lacune ne servirebbero almeno 30mila» taglia corto il presidente Annalisa Silvestro. Ma perché si raggiungano standard ottimali, azzarda, bisognerebbe sfiorare quota 90mila. Con una particolarità: la sola Lombardia ne potrebbe assorbire 12mila.
L’emergenza è tale che, già nel 2005, il governo autorizzò, con un decreto, la riassunzione dei pensionati, o, ancora, il pagamento, con tariffe da liberi professionisti, delle prestazioni extra-orario di chi è di ruolo. Quest’anno il ministero della Salute ha siglato un accordo con le università perché aumentino i posti disponibili nelle facoltà di scienze infermieristiche. Ma tant’è: la situazione resta critica. E la via d’uscita sembra una sola: reclutare «camici bianchi» stranieri.
È sempre l’Ipasvi a fornire i dati: sarebbero già in 20mila gli infermieri nati al di fuori dei confini nazionali attivi tra le corsie di ospedali, ospizi e case di cura italiane. Con tassi di penetrazione, in alcuni casi, anche del 15-20% sul totale organico. Anche perché, proprio a causa della carenza cronica di questo tipo di figure professionali, la legge 189/2002 ha consentito loro l’ingresso nel Paese per motivi di lavoro al di fuori delle quote previste dai singoli decreti flussi. Unico obbligo: far riconoscere i propri titoli di studio dal ministero della Salute. «Che si tratti o meno di persone già residenti in Italia la pratica richiede, in media, 4-6 mesi» racconta Luca Casadio, business manager della divisione Medical Speciality dell’agenzia per il lavoro Randstad. «Per i cittadini comunitari, però, basta qualche settimana».

Fonte Il Giornale.it

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